La neo mafia nigeriana          


Negli ultimi anni, la mafia nigeriana ha attirato sempre più attenzione per la sua rapida espansione e per l’impatto crescente sulle dinamiche criminali in Europa e nel mondo. Questa organizzazione, che affonda le sue radici in gruppi criminali nati in Nigeria negli anni ’80, si è evoluta in una rete transnazionale sofisticata, operante in una vasta gamma di attività illegali, dal traffico di droga e di esseri umani, al riciclaggio di denaro e alla cybercriminalità. La capacità della mafia nigeriana di adattarsi ai contesti locali e di infiltrarsi in comunità migranti la rende una delle nuove sfide più complesse per le forze dell’ordine e le istituzioni internazionali.


 A cura di Chiara Grima

La nascita del cultism

A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, le principali organizzazioni studentesche nigeriane sorte per combattere l’apartheid e le conseguenze della colonizzazione britannica, sono state il terreno di diffusione e dell’espansione del fenomeno del cultism[1]. Tale processo è stato sicuramente velocizzato dai crescenti contrasti tra le varie confraternite e dalla “guerra del Biafra” [2].  Far parte di un “culto, sin dai primi tempi, è stato sinonimo di protezione, prestigio sociale ed impunità davanti a violazioni della legge nazionale e questo ha fatto sì che nel corso degli anni sempre più giovani abbiano deciso di avvicinarsi a questa realtà.
All’inizio degli anni Ottanta le tensioni sociali crebbero a tal punto che i membri della classe militare finanziarono le attività dei violenti membri delle confraternite, allo scopo di sedare le opposizioni al regime. Come fosse un anestetico, è stata scelta la violenza quale modalità di sopravvivenza, risultato di corruzione e triste disillusione negli occhi dei giovani. Periodi da svolgere all’interno di foreste, alla mercé di animali selvatici, sono stati sostituiti da riti caratterizzati da violenza, abuso di alcool e preghiere.
L’efferatezza dei crimini ha portato il governo nigeriano all’ emanazione del “Secret cult and secret society prohibition Bill[3]”, attraverso cui oggi è punita la creazione e partecipazione a nuovi o vecchi secret cults. Ciò nonostante, oggi il fenomeno è in continua crescita anche oltre i confini nazionali, in particolare in luoghi quali Niger, Benin, ed Italia.  L’elemento probabilmente più caratterizzante tali organizzazioni criminali non è la violenza utilizzata né tantomeno la struttura gerarchica; fondamentali nei secret cults nigeriani sono i riti vodoo[4], localmente anche conosciuti come “pratiche del JuJu”. Questi permettono di soggiogare psicologicamente in maniera particolarmente efficace le vittime. Al termine di tali riti queste sono legate da un vincolo non solo fisico ma anche e soprattutto spirituale. Numerose sono state le testimonianze di donne nigeriane giunte in Italia sotto la falsa promessa di una vita migliore che, dopo essere state sottoposte alle pratiche del JuJu, si sono viste costrette a prostituirsi per ripagare il proprio “Caronte”, un debito che solitamente si aggira tra i trenta mila ed i cinquanta mila euro. A cosa può servire la legge contro l’incantesimo di uno stregone?

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Quelle nate come organizzazioni studentesche si sono con il tempo trasformate in secret cults illegali e, ad oggi, possono essere considerate alla stregua di organizzazioni criminali di caratura internazionale. La Corte di Cassazione italiana ha riconosciuto i cults nigeriani come associazioni a stampo mafioso, riscontrando la presenza di tutti i requisiti integranti la fattispecie criminosa di cui all’ art. 416 bis c.p. (associazioni di tipo mafioso anche straniere); oggi considerato uno dei pochi, se non l’unico strumento legale per combattere in maniera effettiva la mafia nigeriana.
Omertà, timore diffuso, riti tribali e sodalizi con altre organizzazioni criminali sono le parole d’ordine di quella che può essere definita una “nuova mafia”. Le attività svolte sono quelle di traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, accattonaggio, truffe informatiche e traffico di esseri umani.
Tra tradizione magica e modernità viene attivato un complesso ingranaggio a Benin City, Nigeria, dove confluiscono tutti coloro che, sotto costrizione o volontariamente, intendono partire alla volta dell’Italia alla ricerca di condizioni di vita migliori. Da Benin City il passo successivo è Agadez(Niger), luogo spesso destinato allo svolgimento dei canonici riti voodoo. Una volta giunti in Libia i migranti affrontano l’ultima tappa della pipeline che dovrebbe portarli in Italia. Non tutti ci riescono.
Nel 2012 a Torino, a seguito di una denuncia da parte di una ragazza vittima di sfruttamento della prostituzione, iniziò un’indagine che ha portato, per la prima volta, non solo ad una maggiore conoscenza del funzionamento dei secret cults ma anche all’ applicazione di misure di sicurezza e all’arresto di numerosi associati.
Ad oggi la Black Axe, la Supreme Eiye, i Maphite ed i Vikings rappresentano i principali culti della mafia nigeriana e sono presenti nella quasi totalità delle regioni italiane, con una concentrazione particolare Castel Volturno(CE)e,nel resto d’Italia, nelle zone caratterizzate da una pregnante presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso.


Note

[1] Dictionary of Nigerian English: “practice of secret societies, especially in universities. Believed to be violent and based on traditional religion”. In italiano tradotto come “organizzazione di culto”.
[2] Guerra combattuta dal 1967 al 1970 tra il governo nigeriano e la repubblica del Biafra.
[3] Canada Research Directorate, Im- migration and Refugee Board – Ottawa, Nigeria: Societal and government re- action to student cult activities (2002- 2004), Response to Information Request NGA43278.E, 23 febbraio 2005, disponi- bile all’indirizzo https://www.justice.gov/ sites/default/files/eoir/legacy/2013/12/18/ NGA43278.E.pdf.[4]https://www.antiriciclaggiocompliance.it/app/uploads/2020/06/Ciappina.pdf


Foto copertina: mafia nigeriana